Letteratura

 

Era da un po’ di tempo, ma a me sembrava di più, che

Alberto Teodori, un poeta marchigiano, mi proponeva al telefono quello che aveva scritto il giorno prima.

Conosco Teodori da diversi anni, da quando ero andato nella sua città, a Porto San Giorgio, per una lettura pubblica di poesia e lui aveva recitato a memoria dei versi di Dante in modo da stupire i presenti.

Dopo di allora ci sono state altre letture ma soprattutto Teodori mi ha scritto, telefonato, inviato i suoi manoscritti di lavori in corso e raccolte di poesie.

Teodori contava sulla mia disponibilità e si fidava della durezza del mio giudizio, che difatti non veniva meno.

Quella mattina, inopinatamente, mano a mano che Teodori si inoltrava nella lettura, lo ascoltavo con un interesse sempre più attento e ammirato. Alla fine ero del tutto convinto della bontà, anzi dell’eccellenza del lavoro.

Al mio entusiasmo Teodori non aveva esultato, forse già convinto per conto suo, sta di fatto che a questa prima lettura ne seguirono altre tre o quattro nei giorni successivi, del medesimo livello, poi l’incantesimo si interruppe.

Ma questi lavori, con la loro bellezza e significato, erano presenti e reali, anche se in segreto fra me e Teodori.

Sarebbe rimasto un segreto?

Teodori è un isolato, forse conosce soltanto me.

 

Il pensiero mi occupò per diverso tempo, poi svanì, come tante altre cose.

 

 

Di Ezra Pound

 

 

Capita qualche volta al lettore sentimentale che l’interesse per un autore prenda la forma di una passione. Allora si cercano le biografie nei libri. Non sempre l’approfondimento è felice. Emergono lati oscuri dell’autore, aspetti spiacevoli, bizzarrie.

Quando nasceva Ezra Loomis Pound, il poeta, la guerra civile americana era finita da vent’anni. Il padre, Homer, era un funzionario della Zecca. Nome e cognome indicativi di futuri interessi per il piccolo nato. L’avvenimento non fu salutato da particolari clamori e in questo, fu forse l’unico nella vita del poeta.

Pound infatti avrebbe presto dimostrato un enorme talento a far parlare di sé. Si è costantemente favoleggiato sul poema che andava scrivendo, alquanto simile nella struttura al poema dantesco, di cui uscivano a tratti alcuni canti. Si occupava anche di critica letteraria e i suoi giudizi, o per meglio dire le sue sentenze, facevano il giro del mondo.

Ma non è della fortuna pubblica del suo nome che qui interessa e nemmeno della sua vicenda giudiziaria assai controversa, che lo portò al soggiorno forzato in manicomio per una quindicina d’anni. Infine la sua singolare generosità nel promuovere autori e testi nuovi era un avvenimento raro in ambito letterario, anzi rarissimo, e lasciava una impressione incerta, come di gusto troppo dolce.

L’idea più stravagante, a detta dei cultori delle sue memorie, fu la fondazione di una società di soccorso, che

doveva liberare i migliori scrittori dalle loro occupazioni materiali, in cambio dell’impegno a scrivere opere di qualità.

Chiamò la società Bel Esprit. I soci si tassavano con 50 dollari l’anno per l’impresa.

Il poeta T.S.Eliot, che lavorava  in banca, sembra sia stato il primo a essere liberato. Eliot però i suoi capolavori li aveva scritti stando in banca.

Non si conoscono i nomi di altri beneficiari, e nemmeno la durata di Bel Esprit, che deve essere stata di un anno, forse due.

 

 

                     29       12       2009

 

 

Ο >