Franco Verdi
a cura di Maurizio Spatola
Franco
Verdi (Giovanni Francesco Silvano Verdi di Belmont) è nato a Venezia nel 1934
ed è morto a Verona nel 2009 nel giorno stesso del suo compleanno. Poeta
eclettico pittore e saggista ha dedicato gran parte della sua vita alla
ricerca di formule inedite scritte visive e sonore per l’uso della parola. Ha
compiuto studi di filosofia letteratura arte e teologia. Alla fine degli Anni
‘50 è stato professore di Filosofia Teoretica all'Università di Urbino. Suoi
quadri e collages di poesia concreta si trovano nei musei di molte città
europee (Urbino Milano Roma Munster Amsterdam Saragozza Parigi Hannover
Zagabria) oltre che a Miami e Gerusalemme. Attratto nel vortice del “gioco
della poesia” ha lasciato la sua impronta per decenni sui diversi sentieri
della sperimentazione letteraria e artistica a partire dagli anni più
irrequieti e fecondi della Neoavanguardia. Fra il 1966 e il 1967 ha organizzato insieme con Arrigo Lora Totino e Adriano Spatola le prime grandi mostre di poesia
concrea in Italia a Castelfranco Veneto Trieste e Modena. Ha contribuito a
riabilitare e rimettere nel circuito culturale i Futuristi italiani: con l'aiuto
del banchiere umanista editore Mattioli ha ottenuto dagli eredi il permesso di
utilizzare il materiale sonoro originale di Marinetti presso l'Archivio di
Stato di Roma. Dopo la sua morte ampio spazio è stato dedicato a Franco Verdi
sul sito della rivista veronese “Anterem” con interventi intensi come quello
del poeta e critico forlivese Davide Argnani e del poeta e saggista milanese
Domenico Cara. La rivista romana “Fermenti” gli ha dedicato sul suo numero 235
ben trentasei pagine. Di lui ha scritto il poeta veronese Alberto Tomiolo: “Con
Franco abbiamo percorso anni bellissimi (fine '50 inizio '60) tra costruzione
di inimmaginabili comitati contro l'atomica e riviste e azioni di lettura e
provocazione (al Caffè Dante a Verona o a Bologna con Adriano Spatola) che
immaginavano una fulminante funzione della poesia come strumento di formazione
delle coscienze. Poi gli anni sono cambiati e noi con loro. Ci siamo seguiti da
lontano sempre amichevolmente fino a perderci come solo la storia dei poeti può
consentire”.
Di seguito sono riprodotte quattro poesie visuali di cui tre
tratte dal suo libretto Aperti in squarci (Effe Press 1965) e una
eseguita a matita nel 1999 oltre a cinque poesie lineari: le prime quattro
tratte dalla citata rivista “Fermenti” e l’ultima ironica pubblicata sul numero
7 del 1978 della rivista “Aperti in squarci”.
Sue
opere di poesia lineare visuale saggistica narrativa sono: Tempo (Effe
Press 1966) Com'è necessario e nelle
regole (Gastaldi
1967) Quattro movimenti per un
significato (Rebellato 1969) La voce degli astri (Laboratorio
delle Arti 1973) La scimmia con le mani
dietro la schiena (Geiger 1976) Poesia concreta (Factotumbook
1979) La formazione il codice (Campanotto
1979) Poesia
concreta Poesia visiva Scrittura poetica (1979) La Canzona ovvero i
gargarismi della fecondità saggio sulla poesia sonora (1979) Una rosa è una rosa e una
rosa (in
collaborazione con Sarenco Factotumbook 1989) Liber (Factotumbook 1989) Il cerchio perfetto
romanzo (Bonaccorso Editore 2001).
I libri Aperti in squarci e La scimmia con le mani dietro la schiena sono
riprodotti integralmente insieme con testi critici sull’autore in www.archiviomauriziospatola.com