Eugenio Miccini

a cura di Gianna Bennati



Eugenio Miccini nasce a Firenze nel 1925. Destinato dalla famiglia al sacerdozio, frequenta il seminario dove compie gli studi umanistici appassionandosi alla filosofia greca e alla letteratura latina. All’età di 18 anni, in seguito a una forte crisi religiosa, abbandona il seminario ma viene arruolato in guerra, diserta e si dà alla macchia. Dopo i difficili anni del dopoguerra, negli anni’50 si iscrive all’Università e segue i corsi di Giulio Preti su Hegel, Marx, Dewey e il Neo-Positivismo. I libri di Giulio Preti, Praxis ed Empirismo, Linguaggio comune e linguaggi scientifici, Retorica e Logica, saranno fondamentali per la sua formazione logico-filosofica. Si laurerà più tardi in Pedagogia. Intanto si dedica alla scrittura creativa e saggistica. Nel 1961 vince il “Premio di Poesia della Città di Firenze” conferitogli da Mario Luzi. Frequenta i letterati fiorentini Mario Luzi, Piero Bigongiari, Silvio Ramat, Sergio Salvi, Lamberto Pignotti e gli altri redattori della rivista “Quartiere”. Alessandro Bonsanti, direttore del Gabinetto Viesseux lo chiama a collaborare alla rivista “Letteratura” in cui, insieme a Pignotti cura le rubriche “Protocolli e “Dopotutto”. Nel 1961 Enrico Falqui gli affida la cura dei Caffè Letterari fiorentini (Caffè letterari, Canesi, Roma 1961). Romano Bilenchi gli trova un incarico presso la Casa Editrice Sansoni e lo stesso Bilenchi lo raccomanda a Elio Vittorini che ne 1961 gli pubblica i “Tre Poemetti” nella rivista “Il Menabò”. Nel 1963 insieme a Lamberto Pignotti, ai musicisti Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari fonda il Gruppo ’70 e inventa la “Poesia Visiva”, comincia ad esporre le sue opere in tutto il mondo. Nel 1964 Mario Luzi gli pubblica la raccolta di poesie “Sonetto Minore” nella collana di poesia della Vallecchi. Nel 1969 fonda il Centro Téchne dove organizza incontri, spettacoli, mostre e pubblicazioni, la rivista omonima e i “Quaderni”, cioè una serie di libri che iniziano quella che fu poi chiamata esoeditoria. Insegna nella scuola elementare e secondaria, negli anni ’70 collabora con l’Università di Firenze presso la Facoltà di Architettura dove affianca, in qualità di cultore delle discipline semiotiche, l’amico Egidio Mucci docente di Strumenti e Tecniche della Comunicazione Visiva presso quella facoltà. Nel 1983 fonda il gruppo internazionale “Logomotives” insieme a Sarenco, Paul De Vree, Arias-Misson, Jules Blaine, Jean François Bory, Franco Verdi. Nel 1985 lascia Firenze per trasferirsi a Verona dove risiede per otto anni insegnando contemporaneamente nelle Accademie di BB. AA. di Verona e di Ravenna. In quegli anni dirige per il Comune di Mantova la collana dell’Archivio della Poesia del Novecento, curando volumi dedicati al libro d’artista, ai giochi di parole e immagini di Marcel Duchamp, alla performance, alla Poesia Concreta e al Teatro Underground. Nel 1993 ritorna a Firenze abitando prima al Galluzzo poi a Scandicci, dove vive fino all’anno della sua scomparsa nel 2007.

Ha esposto alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano e ha partecipato come commissario alla Quadriennale di Roma. Suoi lavori figurano in molte collezioni private e pubbliche in Europa, nelle Americhe, in Giappone e in Australia. Per il Terzo Programma della RAI. “L’Ombelico del Mondo” di Nanni Balestrini, ha eseguito alcune performance nel giugno del 2000. Ha pubblicato più di 70 libri di carattere creativo, saggistico e critico.

Dopo i pur pregevoli e riconosciuti esordi poetici nella poesia “lineare”, agli inizi degli anni ’60 Miccini comincia a trovare questa forma espressiva insoddisfacente e insufficiente a sviluppare una sorta di “sinestesia”, quella contaminazione tra codici espressivi diversi che era stata terreno di battaglia delle avanguardie storiche. Con la Poesia Visiva Miccini non intende semplicemente ripercorrere il solco già tracciato dai maestri del Futurismo, Dadaismo e Surrealismo, in lui l’esigenza di cambiamento e di rinnovamento nasce dalla considerazione che già era in atto nella comunicazione sociale un nuovo “volgare” al quale erano ormai alfabetizzate le masse: il linguaggio dei mass-media. Le sue prime opere visive intrecciano parole e immagini dando origine ad un ricalco semantico di ciò che la civiltà dei consumi produce e dilapida nel campo della comunicazione, cioè un tentativo di risarcimento estetico, di un nuovo stile (“Una nuova misura espressiva elimina il vostro malessere”), uno “stilnovo”, come è stato detto o un “neovolgare” che produca però consapevolezza e coscienza dell’epoca in cui viviamo e degli strumenti espressivi che le sono propri.

La presente scheda biobibliografica è tratta da quanto Miccini stesso scrisse nel 2005 per la pubblicazione del 1° volume del “Catalogo Generale delle opere di Eugenio Miccini”, Bandecchi&Vivaldi Editori, curato da Carlo Palli con testo critico di Nicola Micieli, una testimonianza di Viviana Conti e due testi sulla Poesia Visiva di Eugenio Miccini.



bibliografia sintetica


Definizione di violenza / G. Coppini ; testo di E. Miccini. - Firenze :Tèchne, 1968

Ex Rebus. - Firenze : Tèchne, 1970

Poesie visive 1962-1970/ Eugenio Miccini; designers Barni, Coppini, Lastraioli, Ruffi. - Firenze : Tèchne, 1970

Il popolo è forte / Coppini & Miccini - Brescia : Amodulo, 1971

Poésie est violence. - Parigi : Agentzia, 1971.

Poesia visiva, poesia politica, poesia pubblica. - Firenze :Tèchne, 1972.

Poetry gets into life. - London : Nhane Publishers, 1975.

Ontologia naturale. - Udine : Campanotto, 1983

Poesia e no. - Udine : Campanotto, 1985.

Poesia trovata. - Napoli : Edizioni Morra, 1988.

Se ne vogliamo parlare. - Roma : Empiria, 1989.

Raccontini. - Firenze : Meta, 2000

Anche il silenzio è parola. - Firenze : Tèchne, 2002.

Taccuino. – Udine : Campanotto, 2006

Dal Catalogo della mostra “In forma di libro” dedicata a Eugenio Miccini, allestita presso la Biblioteca civica Poletti di Modena, dal dicembre 2005 al febbraio 2006.



alcune parole di Eugenio Miccini



L’attività estetica non ha né luoghi né limiti, né materia, né tecniche di privilegio; se non discende da zone inaccessibili all’uomo essa è una pratica umana che, in momenti di crisi di valore, assume se stessa come pratica assiologica ed è una pratica del dubbio, drammatica e sincera, assai più creativa di tutte le vuote certezze che le si oppongono dalle zone altrettanto impraticabili dell’assoluto. Questo libro, perciò, è l’espressione di un dubbio e, pertanto, di una ricerca. Di altra creatività non può disporre il nostro tempo.

Dall’introduzione di “Recycling Papers” Adriano Parise Editore, Verona 1987



L’arte, dunque, è una pratica della coscienza e la coscienza di una pratica che si estraniano dal mondo, che vi si allontanano per meglio osservarlo e solo, in tal modo negandolo, lo costituiscono.

Dal catalogo della mostra “L’Arte è ciò che le è estraneo”, Forlì 1980



Lo so che il pianeta non è eterno. Ma questi cinque milioni di anni che gli restano da vivere saranno i poeti e gli artisti a progettarli, a migliorarne l’esistenza operando sulla coscienza degli uomini, sulla critica dei loro sistemi di persuasione e decisione, sulle comunicazioni sociali, insomma sulla cultura.

Dal “Catalogo generale delle opere di Eugenio Miccini”, 1°vol., Bandecchi&Vivaldi editore, 2005























L'obbedienza e' incapace di poesia, 2001
La poesia e' morta, 1979
La scrittura non e' piu' quello che era, 1980
Il Sole 24 Ore, s.d.
Calligrammes, s.d.
Eidenai, s.d.



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